Dante antisemita e islamofobo
15/03/2012 INIZIAMO FINALMENTE IL NOSTRO ESPERIMENTO !!!!!!!
Il primo articolo che mi è stata spedito in ordine cronologico da inserire all'interno del blog
per essere comentato e discusso è di Andrea.R. 3b
"Salve prof...
Sono R. A. della 3B e ho trovato questo articolo sul Corriere della Sera che, secondo me, è importante e può essere pubblicato sul sito "fiordizucche"
Ovviamente ho fatto copia-incolla
Buon lavoro
Sono R. A. della 3B e ho trovato questo articolo sul Corriere della Sera che, secondo me, è importante e può essere pubblicato sul sito "fiordizucche"
Ovviamente ho fatto copia-incolla
Buon lavoro
Andrea il mio commento è alla fine del tuo articolo!
«Dante
antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»
in alternativa alcune parti del capolavoro andrebbero espunte dal testo
«Dante antisemita e islamofobo. La Divina Commedia va tolta dai programmi scolastici»
L'accusa di Gherush92 organizzazione di ricercatori consulente dell'Onu
Un'immagine della Divina Commedia
tratta da un incunabolo stampato presso Bonino de Boninis, Brescia 1487, con
commenti di Landino
MILANO - La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi
scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici.
La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori
e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio
Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione
allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti.
ANTISEMITISMO - «La Divina Commedia - spiega all'Adnkronos Valentina
Sereni, presidente di Gherush92 - pilastro della letteratura italiana e pietra
miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e
discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che
via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto
all'antisemitismo e al razzismo». Sotto la lente di ingrandimento in
particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Il canto XXXIV, spiega
l'organizzazione, è una tappa obbligata di studio. Il personaggio e il termine
Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: «Giuda per
antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell'apostolo che tradì
Gesù)»; «giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio
antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida,
traditore» (così scrive De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il
significato negativo di giudeo è poi esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda
dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell'antisemitismo.
«Studiando la Divina Commedia - sostiene Gherush92 - i giovani sono costretti,
senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un'opera che calunnia il popolo
ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato
ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato
al popolo ebraico dolori e lutti». E ancora, prosegue l'organizzazione, «nel
canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò
contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono
tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per
contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato
fra gli ipocriti lo calpesti».
MAOMETTO - Ma attenzione. Il capolavoro di Dante conterrebbe anche
accenti islamofobici. «Nel canto XXVIII dell'Inferno - spiega ancora Sereni -
Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè
coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari.
Maometto è rappresentato come uno scismatico e l'Islam come una eresia. Al
Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al
deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta
la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata
dal mento ai capelli. L'offesa - aggiunge - è resa più evidente perchè il corpo
"rotto" e "storpiato" di Maometto è paragonato ad una botte
rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica.
Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini
raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo
Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un'offesa».
OMOSESSUALI - Anche gli omosessuali, nel linguaggio dantesco i
sodomiti, sarebbero messi all'indice nel poema dell'Alighieri. Coloro che
ebbero rapporti «contro natura», sono infatti puniti nell'Inferno: i sodomiti,
i peccatori più numerosi del girone, sono descritti mentre corrono sotto una
pioggia di fuoco, condannati a non fermarsi. Nel Purgatorio i sodomiti
riappaiono, nel canto XXVI, insieme ai lussuriosi eterosessuali. «Non
invochiamo nè censure nè roghi - precisa Sereni - ma vorremmo che si
riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità che nella Commedia vi sono
contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di
sopra di qualsiasi giudizio critico. L'arte è fatta di forma e di contenuto e
anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di
interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non
autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto
denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false
accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni,
discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani ebrei,
omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante
colloca nei gironi dell'inferno e del purgatorio. Questo è razzismo che letture
simboliche, metaforiche ed estetiche dell'opera, evidentemente, non rimuovono».
RIMINI - «Oggi - conclude Sereni - il razzismo è considerato un
crimine ed esistono leggi e convenzioni internazionali che tutelano la
diversità culturale e preservano dalla discriminazione, dall'odio o dalla
violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e a queste bisogna
riferirsi; quindi questi contenuti, se insegnati nelle scuole o declamati in
pubblico, contravvengono a queste leggi, soprattutto se in presenza di una
delle categorie discriminate. È nostro dovere segnalare alle autoritá
competenti, anche giudiziarie, che la Commedia presenta contenuti offensivi e
razzisti che vanno approfonditi e conosciuti. Chiediamo, quindi, di espungere
la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire
i necessari commenti e chiarimenti». Certo c'è da chiederci cosa succederebbe
se il criterio proposto da «Gherush92» venisse applicato ai grandi autori della
letteratura. In Gran Bretagna vedremmo censurato «Il mercante di Venezia» di
Shakespeare? O alcuni dei racconti di Chaucer? Certo è che il tema del
politicamente corretto finisce sempre più per invadere sfere distanti dalla
politica vera e propria. Così il Corriere in un articolo del 1996 racconta come, al
momento di scegliere personaggi celebri per adornare le future banconote
dell'euro , Shakespeare fu scartato perchè potenzialmente antisemita Mozart
perché massone, Leonardo Da Vinci perché omosessuale. Alla fine si decise per
mettere sulle banconote immagini di ponti almeno loro non accusabili di nulla.
TOGLIETIEMI TUTTO MA NON DANTE !!!!!!!!
Io sono lì che aspetto da anni una circolare ministeriale che costringa a leggere e commentare la Divina Commedia per intero – sì perché i programmi delle superiori prevedono la lettura di una ventina di canti in tutto nel triennio – e dei “consulenti speciali” del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite propongono di depurare la Commedia da ciò che non è politicamente corretto. Un po’ come mettere le mutande ai personaggi della Sistina o il bikini alla Venere di Milo. Io sto lì a lottare terzina dopo terzina, cercando di evidenziare la grandezza profetica e poetica del poema, nonostante i suoi limiti storici spesso valicati (un suicida a guardia del Purgatorio, più di un non cristiano in Paradiso…), senza bisogno di nascondere nulla, e questi mi vogliono rubare terzine. Mi vogliono togliere Giuda dal XXXIV dell’Inferno perché la portavoce della società di consulenza dice che «Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore… e giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, traditore. Il significato negativo di giudeo è esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo».
A parte l’evidente e brutale semplificazione, mi sembra che anche Gesù fosse ebreo, anche Maria, anche i discepoli. Che facciamo per par condicio depuriamo anche loro? Dicono che se proprio non eliminiamo queste terzine dobbiamo almeno spiegarle come si deve, noi professori, che proprio non lo sappiamo fare: «Studiando la Divina Commedia i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti». Io sono un professore, mica una SS. Chissà se chi avanza queste «purificazioni» dantesche ha mai aperto i commenti alla Commedia in uso nelle scuole, o se ha aperto anche la Commedia. Per rimanere in tema: Giuda all’Inferno è insieme a Bruto e Cassio. Giuda è punito come esemplare traditore in ambito spirituale (Cristo è fondatore della Chiesa) così come Bruto e Cassio in ambito politico (per Dante, Cesare è il primo Imperatore). Siamo infatti tra i traditori. Qualsiasi commento serio e professore sano di mente questo lo sa e lo spiega. Non ne approfitta certo per fare apologia nazista.
Io do retta piuttosto a un ebreo come George Steiner che, in apertura del suo testo più bello, Vere Presenze, afferma che «ogni discussione seria sulla natura dell’immaginazione poetica e sulle sue relazioni con l’interrogazione filosofica e la spiritualità è una postilla a Dante».
Io do retta piuttosto a un ebreo come Primo Levi che pone in esergo al suo capolavoro le parole «Considerate se questo è un uomo», dedicando poi un intero capitolo ai versi danteschi su Ulisse, che ne costituiscono l’appiglio di umanità proprio quando l’umano è del tutto naufragato. Proprio lui, in fila per un tozzo di pane, nel tentativo di ricordare versi sepolti nella memoria riesce a estraniarsi dall’inferno del lager: «Come se anch’io sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento ho dimenticato chi sono e dove sono». E sarebbe disposto a rinunciare alla zuppa, pur di saldare i lacerti di versi che ricorda appena.
Io do retta a un ebreo come David Grossman, che nel suo testo «Conoscere l’altro dall’interno», nel tentativo di capire le ragioni del nemico che gli ha ucciso il figlio in guerra, spiega che solo quando riusciamo a leggere la realtà «con gli occhi del nemico, allora quella realtà in cui noi e il nostro nemico viviamo e agiamo diventa improvvisamente più complessa, realistica; possiamo riprenderci parti che avevamo espunto dal nostro quadro del mondo». Non è “purificare” Dante che ci guarirà dall’odio e dai nostri eventuali pregiudizi, ma saranno proprio le sue terzine, spesso scomode, ad aprire il nostro sguardo «aumentando – continua Grossman – così le nostre probabilità di evitare errori fatali, e diminuendo quelle di incorrere in una visione egocentrica, chiusa e limitata». Magari solo per contrasto.
Ogni ideologia tende alla chiusura, all’espunzione, all’eliminazione. Solo chi affronta tutto senza paura, anche il pensiero del presunto “nemico”, può avviare una vera conciliazione.
Mentre i “consulenti speciali” delle Nazioni Unite depurano Dante, io sono ancora qui che aspetto la circolare ministeriale.
Prof. 2.0
E VOI RAGAZZI COSA NE PENSATE?