L'ENIGMA E' STATO RISOLTO

16:11 Barbara Antoniel 0 Comments

28/07/2012

VI COMUNICO CHE L'ENIGMA E' STATO RISOLTO 
DA NICHOLAS CIVIERO DI 1B RETI


NOME COMUNE: Narvalo

Caratteristiche

NOME COMUNE: Narvalo
GRUPPO: mammiferi
ORDINE: cetacei
FAMIGLIA: monodontidi
GENERE: monodon monoceros
PESO: fino a 1'500 Kg
LUNGHEZZA: fino a 4,7 m il maschio adulto, fino a 4,2 la femmina
MATURITA' SESSUALE: 4-7 anni
NUMERO DI PICCOLI: 1-2
DIETA TIPICA: pesci, crostacei e molluschi cefalopodi

Curiosità

  • Il narvalo adulto si presenta come un grande cetaceo di colore bianco con macchie più scure sul dorso e macchie lievemente più chiare sul ventre. I piccoli invece assumono questa colorazione solo crescendo: nascono infatti di un colore più scuro, probabilmente per meglio mimetizzarsi nell'ambiente acquatico e subire così meno attacchi dai predatori.
  • Presenta delle diversità rispetto agli altri odontoceti: innanzitutto è privo di pinna dorsale e inoltre è dotato del muso a becco tipico invece della sua famiglia.
  • Il narvalo è spesso una buona preda delle orche ma il suo più pericoloso nemico è l'uomo. Gli eschimesi cacciano abitualmente i narvali per la loro carne e il grasso, di cui si nutrono per l'elevato contenuto di vitamina C in questi presente, per la pelle, impiegata per realizzare elastiche e resistenti cinghie e le pregiate zanne per medicamenti tradizionali ma, soprattutto, per la lucrosa esportazione di avorio. È proprio a causa dell'uomo se i narvali stanno ormai scomparendo dai freddi mari artici in cui i pochi esemplari ancora rimasti sono ormai in via di estinzione.

Habitat

Il narvalo, o Monodon monoceros della famiglia dei monodontidi, vive nel Mar Glaciale Artico, soprattutto tra il nordest canadese e la Groenlandia, ma all'occorrenza non esita a spingersi fino in Siberia. Questo animale è in grado di nuotare abbastanza velocemente ed è dotato di un piccolo sfiatatoio che gli permette di respirare emettendo un fischio acuto. Solitamente nuota nelle profondità del mare, alla ricerca di piccoli crostacei, ma durante il periodo estivo si sposta verso le baie e a volte risale perfino i fiumi.

Comportamento

Timido di indole, solitamente vive in piccoli gruppi che possono variare dai 2 ai 12 individui ma nel periodo delle migrazioni i vari gruppi si uniscono dando origine a veri e propri branchi. Pare anche che i gruppi non si formino a caso: i narvali hanno un vero e proprio criterio di suddivisone che si basa sul sesso e sull'età degli individui. I gruppi che vengono a formarsi sono uniformi, ancor più durante le migrazioni.

Nutrimento

La dieta del narvalo consiste in pesci, crostacei e, soprattutto, molluschi cefalopodi, piccoli abitanti delle acque profonde.

Riproduzione

Sistema sociale e comportamento riproduttivo non sono conosciuti, ma il dimorfismo sessuale, ossia la presenza del grande dente nel maschio ma non nella femmina, fa da sempre credere agli studiosi che i maschi combattano tra loro durante la stagione dell'accoppiamento.





Narwhal_size

Il narvalo (Monodon monoceros) è un cetaceo che può raggiungere i 5 metri di lunghezza; ha una figura simile a quella del beluga o del delfino dell'Irrawaddy e vive esclusivamente nei mari freddi della regione artica e raramente si trova al di sotto dei 70°N. È una delle due specie di cetacei della famiglia dei Monodontidae (l'altra è il beluga).

Il nome "narvalo" deriva dalle parole dell'antico norvegese che indicano "cadavere" e "balena", presumibilmente per descrivere l'aspetto della pelle screziata di bianco e grigio dell'adulto. Può anche essere riferito al fatto che i narvali possono rimanere immobili a ventre all'aria per molti minuti di seguito.

Molti naturalisti ritenevano, ancora nel Settecento, che la sua lunga zanna fosse il corno del mitico unicorno. Studi recenti hanno dimostrato che questo sviluppatissimo dente cavo contiene al suo interno dei recettori sensoriali del gusto, senso che gli altri cetacei hanno perso, e che invece il narvalo usa per trovare i gamberetti di cui si nutre.

La caratteristica più evidente dei narvali maschio è la singola zanna straordinariamente lunga, che è un dente che si protende dal lato sinistro della mandibola e forma un'elica sinistrorsa. La zanna può essere lunga fino a 3 metri (in proporzione ad un corpo di lunghezza di 4–5 metri) e pesare fino a 10 chilogrammi. Uno ogni cinquecento maschi ha due zanne; questo capita quando cresce anche il dente destro, solitamente di piccole dimensioni. Raramente, le femmine di narvalo possono avere la zanna.

139px-NarwalschaedelCome le zanne di elefante, se si rompono, le zanne dei narvali non ricrescono.

I narvali maschi pesano fino a 1450 chilogrammi, le femine fino a 900 chilogrammi. La maggior parte del corpo è di colore pallido punteggiato di marrone, sebbene il collo, la testa ed i lati delle pinne siano quasi neri. Gli animali più anziani hanno di solito una colorazione più chiara di quelli giovani.

Il narvalo è privo di pinna dorsale e non presenta il caratteristico muso a becco comune a molti altri odontoceti. È un animale gregario, che vive in piccoli gruppi di 2-12 individui ma che, durante le migrazioni stagionali, forma branchi più popolosi. Da alcune osservazioni è emersa una tendenza di questo animale a formare gruppi uniformi per sesso e fascia d’età, che risulta più netta durante le migrazioni. Il narvalo si nutre di pesci, crostacei e, in particolare, di molluschi cefalopodi, che pesca anche in acque profonde.

Il sistema sociale e il comportamento riproduttivo del narvalo non sono conosciuti, sebbene il dimorfismo sessuale (la presenza dell’unicorno nel maschio e non nella femmina) suggerisca che i maschi si esibiscono e combattano per il diritto all’accoppiamento. In effetti sono stati osservati alcuni maschi duellare servendosi delle zanne e ne sono stati avvistati alcuni con i denti parzialmente rotti o con frammenti di zanne conficcati nelle carni.

Il narvalo veniva tradizionalmente cacciato dagli inuit e da alcune popolazioni nordeuropee per la pelle, per la carne, per il grasso e, soprattutto, per la lunga zanna; quest'ultima veniva utilizzata come ornamento, per farne lavori d'intaglio in avorio e, più raramente, come ingrediente di medicamenti tradizionali. Sebbene oggi il narvalo non risulti in pericolo di estinzione, potrebbe essere danneggiato da un’eccessiva pressione venatoria esercitata direttamente sulle sue popolazioni o sulle sue prede abituali.

Due zanne di un narvalo femmina. Il possesso di due zanne è inusuale nei narvali. (Zoologisches Museum di Amburgo)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Descrizione, significato e fonti storiche del mito dell'UNICORNO 

Il liocorno è tipicamente raffigurato come un cavallo bianco dotato di attributi magici, con un unico lungo corno avvolto a torciglione sulla fronte. Molte descrizioni attribuiscono all'unicorno anche una barbetta caprina, una coda da leone, zoccoli divisi ed ali di uccello.
Una primissima rappresentazione può riconoscersi in un animale rappresentato nelle Grotte di Lascaux (Francia, Paleolitico superiore), dotato di un corno lunghissimo sulla testa e pelame sotto il muso e disegnato insieme ad altri animali.
Simbolo di saggezza, nell'immaginario cristiano poteva essere ammansito solo da una vergine, simbolo della purezza. Si credeva che se il corno fosse stato rimosso, l'animale sarebbe morto.
Nella tradizione medievale, il corno a spirale è detto alicorno, e gli veniva attribuita la capacità di neutralizzare i veleni. Questa virtù venne desunta dai resoconti di Ctesia sull'unicorno in India, dove sarebbe stato usato dai governanti del luogo per fabbricare coppe in grado di rendere innocui i veleni.
La pratica dell'uso antivenefico dei corni di unicorno (in realtà probabilmente rari denti di narvalo, corna di orice o falsi costruiti unendo e intagliando ossa di animali diversi) avrà una certa diffusione nell'Europa Medioevale. Nell'inventario del tesoro papale di Papa Bonifacio VIII del 1295, veniva riportata menzione, per la prima volta nella documentazione papale (anche se l'uso era già diffuso da tempo presso le corti dei sovrani europei), di quattro corne di unicorni, lunghe e contorte (...) [utilizzati per] fare l'assaggio di tutto ciò che era presentato al papa[1].
Con l'affermarsi della moderna scienza naturalistica, l'unicorno cominciò a uscire dai Bestiari per entrare nei prime opere di sistematica naturalistica (che conterranno comunque, almeno fino alla metà del XIX secolo, accanto ad animali reali, anche animali fantastici, parzialmente o del tutto mitizzati); tuttavia, nel corso del secolo, l'impossibilità di trovare un esemplare indirizzerà la scienza naturalistica ad escludere definitivamente l'unicorno dalla lista degli animali esistenti.
Persino nel palio delle contrade di Siena, palio di origini medievali e che si corre ancor oggi, seppur in un contesto diverso, vi è, tra le 17 contrade, quella del Leocorno (unicorno), rappresentata da un cavallo col corno in testa.